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ZERO.40 | intervista a UMBERTO TI.

Zero.40 è la nuova rubrica del Il silenzio del cantautore.

I conversatori si siedono in un angolo, all’interno del Korova milk bar, il tempo di bere una birra media: 0.40 cl.

Un piccolo viaggio fatto di parole per conoscere meglio gli artisti che hanno partecipato a questa rassegna.

Rubrica a cura di Carlo Casaburi.

Umberto Tramonte ha il sorriso di un ragazzo e il cuore di un uomo. Unisce una musica giocosa ad un testo amaro che viaggia per conto suo sopra le note. Il suo modo di cantare è spesso sgraziato, quasi a voler sottolineare questo dualismo.

Ha prodotto il suo primo EP, Cielo Incerto, composto da appena cinque brani, grazie al cantautore Giuliano Dottori che ne ha curato la produzione artistica. Parlare con Umberto è piacevole e divertente. Non smette mai di sorridere e di ricordarmi quanto sia importante la comunicazione. Per Umberto la musica è una missione (mi viene in mente il film dei Blues Brothers dove nonostante mille avversità Jack and Elwood l’hanno vinta sopra la polizia, i nazisti, l’esercito, una ex vendicativa e altro ancora). Scrivere è una sorta di autoanalisi. Non potrebbe vivere senza.

 

Ciò che mi ha colpito di lui è la capacità di vedere nell'abbracciare una chitarra il bisogno di descrivere una sensazione e la voglia di condividerla, non solo con gli altri ma anche e soprattutto con la parte che dentro di noi a volte teniamo nascosta.

Umberto Tramonte, in arte Umberto Ti, è ciò che un musicista dovrebbe sempre essere. Un artista il cui obiettivo non è piacere a tutti i costi ma mostrare cosa porta dentro di sé.

Ci sediamo al piano di sopra, accendo il mio solito registratore e possiamo cominciare.

Cominciamo a presentare Umberto Tramonte, in arte Umberto Ti, a chi non lo conosce.

Umberto Tramonte è un ragazzo di 35 anni che ha sempre suonato, scritto e letto molto… e poi ha aspettato il momento giusto per trasformarsi in Umberto Ti.

È molto bella l’idea della trasformazione, sembra quasi una preparazione per un qualcosa che c’era già prima ma doveva ancora uscire fuori.

Sì, penso proprio sia così. E penso che continuerò perché lo scrivere canzoni per me è un modo terapeutico per guarire da altre cose che forse avevo già dentro, fin dall’infanzia, e che ora sto elaborando. E lo scrivere canzoni mi fa stare bene, è una specie di autoanalisi.

 

Parliamo del tuo album, che è il tuo primo lavoro, “Cielo incerto”. Spieghiamo come è nato. Della ricerca del suono che ho trovato molto pop, allegro, alla formazione dei testi che sono forse molto più amari.

 

Cielo incerto nasce un paio di anni fa. Sembra un disco in alcuni punti allegro ma non lo è, anzi… Con questo disco ho voluto descrivere una storia d’amore ma raccontare anche una situazione attuale, che viviamo oggi, di incertezza generale, e che riguarda la difficoltà di comunicare, e il rapporto tra l’uomo e la donna.

In questa storia c’è sempre una figura di donna. È una sorta di angelo o di fantasma che appare e scompare. Racconta il mio eterno cercare. Tutto ruota attorno al cercare. Forse nel prossimo ci sarà un’altra figura, ma riguarda sempre la ricerca.

Ma questa donna è una specie di Virgilio, una figura positiva, o un qualcosa che ti lega al passato?

No, una specie di Virgilio, una figura positiva. Non tutte le canzoni che scrivo rispecchiano cosa sto passando ora, e non sono solo canzoni sentimentali che parlano di amore. Sono un misto, hanno diversi punti di vista. Sul prossimo album ci sarà poi una bella svolta, sarà un nuovo capitolo, e non vedo l’ora di concluderlo.

Come hai iniziato a fare musica?

Mi sono affacciato alla musica quando mio padre mi regalò una chitarra. Io sono cresciuto ascoltando autori forse un po’ pesanti per l’età che avevo. Attraverso mia nonna ho potuto conoscere dischi di De André, Claudio Lolli, De Gregori…

Appena li ho sentiti ho capito la potenza delle parole.

Ho iniziato a scrivere inizialmente senza musica, poesie.

Poi ho iniziato ad aggiungere la musica quando è arrivata la chitarra, e da lì ho continuato.

Quanta forza sanno avere le parole?

La forza arriva quando le parole attraverso la musica aprono l’immaginario. La musica apre una porta che si affaccia a ciò che hai dentro, e la musica può essere in grado, con le giuste parole, di aprirla.

Chi sono gli artisti che hanno aiutato Umberto Tramonte a diventare Umberto Ti?

Sicuramente ci sono degli autori importanti, tutto il cantautorato anni settanta, e sicuramente De André e De Gregori, Claudio Lolli, Piero Ciampi, e poi gruppi, anche degli anni novanta…

Come ti aiuta la musica nella vita di tutti i giorni soprattutto nei rapporti personali?

Scrivere per me è un aiuto a stare bene con me stesso, e con gli altri… ho piacere che vi sia una condivisione, che ascoltando la mia musica una persona possa chiudere gli occhi e iniziare un viaggio interiore ricordando una scena che ha vissuto. Ciò mi fa piacere.

Cosa significa essere un musicista?

Questa è bella tosta. Essere un musicista è quella capacità che una persona riesce a trovare nel mettere insieme musica e parole e mandare un messaggio. Quindi riguarda la capacità di mandare un messaggio. C’è bisogno di chiudere gli occhi ed emozionarsi.

C’è stato un momento che ti sei detto “basta, ora mollo tutto”?

No dai, ho appena iniziato (ride). C’è stato un momento dove mi sono chiesto se cominciare, se fare o meno il disco e dove questo mi avrebbe portato. Ho sempre fatto canzoni ma non avevo mai inciso o fatto qualcosa con qualcuno. Con questo disco mi sono appoggiato a Giuliano Dottori, che è un cantautore. È venuto anche ad esibirsi qui al Korova tra l’altro. Lui ha sentito le mie canzoni e gli sono piaciute. Mi ha permesso di fare questo disco e ho capito che ciò che facevo poteva piacere anche agli altri.

Oggi quanto è difficile fare della musica il proprio lavoro?

È abbastanza difficile. Ciò che mi dispiace è di non aver potuto incominciare prima questo percorso, ma non sarei mai riuscito senza l’aiuto di un altro lavoro che mi ha permesso di portare avanti ciò che per me è una missione. Ora andrò avanti fino in fondo. Non so dove mi porterà, però credo che quando capisci cosa vuoi raccontare non puoi più farne a meno. Continuerò a scrivere e a portare le persone che mi ascoltano dentro il mondo che voglio descrivere. Per me è importante questo. Al di là di un successo, che ben venga, ma non è il mio principale obiettivo.

Cosa pensi del panorama musicale odierno?

 

Secondo me non è così malaccio come spesso si descrive. Non mi sento di dire che la musica è morta, anzi c’è molta roba. Forse questo potrebbe essere un problema, a volte il troppo storpia. Ma la musica c’è.

Quanto è importante la sincerità in quello che racconti? Si può raccontare qualcosa “per sentito dire” o bisogna sia davvero tuo per arrivare prima alle orecchie e poi al cuore degli altri? E come vivi questa “violazione” della tua zona intima?

Secondo me bisogna avere un vissuto per riuscire a trasmettere delle emozioni a chi hai davanti altrimenti non si riesce a percepire ciò che vuoi dire. Io canto ciò che ho dentro e voglio farlo, quindi non c’è una violazione, anzi. Il vissuto sarebbe meglio averlo positivo ma… non riesco a cantare qualcosa di allegro.

Come è il tuo rapporto con il pubblico nel palco e fuori?

Io non sono un animale da palcoscenico, però è bello il rapporto con il pubblico. Per ora non faccio tantissimi live e non posso raccontarti grandi esperienze. Mi piacciono molto i posti piccoli.

Potessi viaggiare nel tempo con chi ti piacerebbe suonare?

ÈCon De André sicuramente… però non saprei, sicuramente con uno dei miei idoli.

Hai mai avuto il blocco dello scrittore? O meglio, del musicista?

Sì, ma è una roba che viene e va via da sola. Ogni frase è collegata, tutto può avere un senso. Nella mia vita c’è sempre una connessione, quindi anche frasi scritte a distanza di tempo possono legarsi e in questo frangente di tempo si autoalimentano.

La cosa che più ti spaventa.

Non riuscire a scrivere più, o non riuscire a raccontare il mio vissuto come invece sto facendo ora.

 

Hai progetti futuri già pronti in cantiere?

Sì, c’è questo nuovo album, con più canzoni. Avrà un sound più rockeggiante, più “americano”, più cazzuto.

Oggi suoni a Il silenzio del cantautore, è una rassegna di musica totalmente in acustico, senza alcuna amplificazione, al naturale per ricondurre il cantautore alla sua origine ed autenticità. Una ricerca dell’essenza, sia per chi suona che per chi ascolta. Secondo te in cosa consiste questa essenza, se è importante perché lo è, e soprattutto qual è” l’essenza” di Umberto Ti?

Sicuramente l’essenza è importantissima. Serve che la persona si avvicini al cantautore, alla voce, alla sensazione, a ciò che vuole esprimere. Ma cosa sia l’essenza… Non lo so, io la sto ancora cercando (ride).

A cosa brindiamo?

Io brindo al futuro di Umberto Ti, o meglio ai nuovi progetti di Umberto Ti.

essenza d'artista - stephen lawrie the telescopes

Essenza d'artista, foto di Giacomo Marighelli

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